Bruno Possenti si riferiva a razzismo e xenofobia dilaganti, alla nascita di forze e movimenti neofascisti, all’ humus nel quale mettono facilmente radici. Sono convinta che tra i relatori e il pubblico aleggiasse la stessa sensazione: per sradicare queste tendenze e rendere loro sterile il tessuto sociale bisogna lavorare sull’ educazione dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze.
L’incontro cui ho partecipato è stata una lente di ingrandimento su persone e progetti dedite e dediti ad educare alle differenze e promuovere una cultura inclusiva, che rifiuta gli stereotipi e tutte le forme violenza.
Cosa ho imparato?
- Nonostante il clamore che questi temi suscitano, essi non sono una novità né un optional: educare alle differenze, alla parità, all’ inclusione, alla non violenza sono solo altre parole per riportare tra i banchi i nostri valori costituzionali; l’Italia è tra i firmatari della Convenzione di Istanbul – 2011 (sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica) che fa esplicito riferimento a programmi di educazione-formazione che prevengano la violenza e contribuiscano al superamento culturale degli stereotipi .
- La scuola pubblica e laica non necessita del consenso informato dei genitori per erogare un programma o un progetto; l’Osservatorio no gender diffonde pertanto materiale privo di validità, rendendo evidente quanto faccia leva sull’ ignoranza, unico modo efficace per alimentare la paura per qualcosa che non esiste e non rappresenta una minaccia.
- Serve fare rete, essere in tanti; per fare informazione tra genitori e insegnanti, per ricreare quel rapporto di fiducia tra scuola e famiglia, per “aprire la aule” come ha proposto un’insegnante di scuola media.
Cosa ho pensato?
- Perché non arrivare alla fonte, alle famiglie che si stanno formando? Perché non sensibilizzare i futuri genitori e tutte le persone che accudiranno un piccolo sull’ importanza di ogni scelta che prendono in quanto adulti, responsabili di un’altra persona?
- Piccoli e nuovi fa proprio questo: prima ancora che i piccoli nascano incontra donne e uomini che presto saranno anche mamme e papà, zii e zie, tate e tati, amici e amiche. Incontrare le persone in questa fase può avere ricadute positive su tutto l’ambiente che circonderà i piccoli: vestitini, favole, parole, giochi, tradizioni… questo ambiente, attento, sensibile e all’erta, potrà diventare un potente filtro tra la società e i piccoli. Soprattutto potrà educare la mente e la fantasia dei bambini e delle bambine a non accettare barriere, ad essere inclusiva, a guardare lontano, ad accogliere e riconoscere la diversità come valore, a conoscere propri diritti.
E’ stato un bel pomeriggio, di quelli che motivano, fanno sentire che si può avere un ruolo nel mondo, che c’è del potenziale.
C’è tanto da fare, e c’è bisogno di mani e menti, per iniziare a cambiare. Io e Piccoli e nuovi ci siamo, e voi?
Hanno partecipato:
Marta Di Cola – insegnante – Associazione SCOSSE
Elena La Greca – centro Antiviolenza La Nara di Prato – rete DIRe
Daniela Bagattin – Centro Antiviolenza La Naradi Prato – rete DIRe
Ludovica Formoso – avvocata
Carlotta Monti, Viviana Bartolucci, Pina Salinitro – Casa della Donna Pisa
Per approfondire:
Omosessualità, Gender, genere, LGBT: Materiale informativo della Società Italiana per lo studio delle identità sessuali
Foto: Una Città in Comune Pisa