Monologo della clitoride

[traduzione libera del  Monologue du clitoris, Odile Fillod, Tedx Talks, Parigi]

Cosa direste, voi, di una rappresentazione dell’anatomia genitale che dimentica un organo erettile di circa 10 cm di lunghezza?
E cosa direste di un’educazione sessuale che tralascia quella che è la fonte principale del piacere sessuale per circa metà della popolazione mondiale?

Odile Fillod monologo clitoride 1Non sarebbe il massimo, siamo d’accordo. Tuttavia è quello che facciamo oggi, pesantemente, con una parte del corpo femminile: la clitoride. E lo facciamo per un motivo molto semplice: la clitoride non ha altro scopo che il piacere sessuale delle donne, e tale piacere sessuale non è coinvolto in nessun modo nella riproduzione.


Quando si è arrivati a questa scoperta, alla fine del XIX secolo, la struttura anatomica e la funzione della clitoride sono state relegate in secondo piano, tralasciate. Ma certo, parlare del piacere sessuale femminile non era importante, visto che le donne avevano già un loro ruolo, un loro posto nella società: come gestanti, madri e compagne. Diffondere ciò che si sapeva della clitoride era inutile, e anche scomodo, perché parlarne significa avventurarsi sul terreno moralmente scivoloso del piacere sessuale indipendente dalla riproduzione, e scomodo perché rivela quanto il piacere femminile possa svincolarsi dalla soddisfazione dei desideri maschili e diventarne indipendente, emanciparsi. È quindi anche un contesto sociale eteronormativo e iniquo che fa sì che la clitoride continui ad essere svalutata, tralasciata.

Odile Fillod monologo clitoride 2Il problema è che svalutare l’importanza e il ruolo della clitoride lascia spazio al proliferare di idee false, stereotipate, che alimentano il sessismo e i suoi effetti iniqui e discriminanti. Anche solo non sapere che la clitoride e il pene sono organi omologhi, che derivano dagli stessi tessuti embrionari, alimenta la falsa convinzione che la differenziazione sessuale segua i binari organo-sessuale-pene/ organo-sessuale-vagina, che a sua volta potrebbe indurre a vedere gli uomini come “dotati” di qualcosa che alle donne mancherebbe, o a considerare la sessualità femminile come un vuoto da riempire, un contenitore modellato sul contenuto. L’organo sessuale femminile, per la sua conformazione, renderebbe le donne per natura recettive piuttosto che attive, destinate ad accogliere passivamente i desideri dell’altro.

Non sapere che la clitoride funziona dalla nascita, come il pene, e resta per tutta la vita la principale zona erogena femminile, ha delle conseguenze nella vita reale delle donne: masturbarsi è considerato meno naturale per donne e ragazze; questo stereotipo diffuso può suscitare un certo disagio nelle donne, quando praticano la masturbazione; non conoscendo la clitoride, alcune donne si scoprono non-capaci, e questo le priva non solo di una fonte di piacere ma anche della possibilità di sperimentare il potenziale della loro sessualità.

Partendo dall’ idea che il piacere femminile deriva dalla vagina, grazie al “va e vieni” di un pene, alcune donne si credono frigide o anormali. Tuttavia, tutti gli studi dimostrano che solo poche donne sono completamente soddisfatte da un rapporto sessuale vaginale. Durante uno studio recente condotto negli Stati Uniti, meno di 1 donna su 5 ha dichiarato di esserlo, e più di 3 su 4 hanno dichiarato necessaria anche la stimolazione della clitoride, sia per arrivare all’ orgasmo sia per provare più piacere.Odile Fillod monologo clitoride 3

Non conoscere o svalutare la clitoride tende a cristallizzare le coppie eterosessuali in una sessualità androcentrica, troppo spesso insoddisfacente per le donne. C’è iniquità tra uomini e donne anche nel raggiungere l’orgasmo. Per esempio, attualmente negli Stati Uniti, all’interno di una relazione eterosessuale, dichiara di raggiungere abitualmente l’orgasmo il 95% degli uomini contro il 65% delle donne; per le donne in una relazione omosessuale la cosa va già meglio.Odile Fillod monologo clitoride 4

In più, svalutare la clitoride induce un’ansia da prestazione negli uomini che pensano, erroneamente, di dover essere necessariamente performanti con il loro pene, e che se non stimolano il punto giusto o raggiungono l’orgasmo troppo presto, allora sono incapaci di “dare piacere” ad una donna.


Nella mia esperienza è stato con la pratica della masturbazione che mi sono scontrata, per la prima volta, con l’omertà che aleggiava sulla clitoride.
Avrò avuto 5 anni, non sapevo cosa stessi facendo; tutto ciò che sapevo è che era super piacevole, super frustrante smettere una volta cominciato e sicuramente vergognoso o anormale, perché nessuno ne parlava. La spiegazione dell’apparato genitale a lezione di biologia non mi è servita a molto: non era dalla vagina che mi arrivava questa sensazione, e chiaramente avevo qualcosa che nessun’altra donna sembrava conoscere. Non mi hanno mai insegnato che avevo una clitoride. Quando finalmente l’ho scoperto, ricordo di essermi guardata con uno specchio, senza ben capire a cosa corrispondesse esattamente.

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Ricordo anche che per anni ho continuato a pensare di non essere normale, perché quello che facevo e sentivo non coincideva con l’anatomia che avevo studiato. Solo nel 2004 ho finalmente capito, grazie a un documentario [Le clitoris, ce cher inconnu] della realizzatrice Michèle Dominici ispirato alle ricerche dell’urologa Helen O’Connell; ho scoperto come era fatta veramente la clitoride, ho finalmente potuto sovrapporre alle mie sensazioni un’immagine mentale che dava loro senso e coerenza.


Più tardi, diventata ricercatrice sul sessismo nel linguaggio scientifico, ho constatato che nessun manuale scolastico rappresentava correttamente la clitoride: quando non era del tutto assente era ridotta ad una piccola pallina, senza che ci fossero mai definizioni corrette o spiegazioni su come funzionasse o a cosa servisse. Mentre preparavo dei video pedagogici antisessisti, che compensassero le lacune dei manuali, ho avuto l’idea di mostrare in uno di questi come era fatta la clitoride. Così sono arrivata a crearne un modello stampabile in 3D. Mi sono documentata con tutta la letteratura scientifica disponibile e ho elaborato un modello-tipo, di dimensioni medie plausibili. Il FabLab della Cité des Sciences a Parigi mi ha aiutata a trasformare questo modello in un oggetto 3D e così è stata creata una prima versione. Alla fine del 2016 l’ho un po’ migliorata con l’aiuto di un informatico, e abbiamo creato una versione online che permette di vederla in tutte le dimensioni.

Ecco come è fatta:

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è costituita da due strutture collegate da un reticolo di vene.

  • La parte in rosa chiaro contiene il glande, la sola parte visibile della clitoride, più o meno nascosta dal cappuccio, che si trova dove si uniscono le piccole labbra, e i due corpi cavernosi, che formano il corpo della clitoride per poi dividersi nelle due radici. Nell’ insieme misura circa 10 cm dall’ estremità del glande all’ estremità di una delle radici;
  • la parte in rosa scuro sono i bulbi della clitoride, di un tessuto simile a quello dei corpi cavernosi.

Questi due tipi di tessuto, molto particolari, sono gli stessi presenti nel pene e contengono delle cavità che si riempiono di sangue durante l’eccitazione sessualeQuindi l’eccitazione sessuale, anche per le donne si traduce in un’erezione; funziona con gli stessi meccanismi del pene e, per inciso, è altrettanto rapida e potenzialmente non controllabile. Le radici clitoridee sono fissate alle ali del bacino e i bulbi sono a cavallo dell’uretra e della vagina. Preciso che la clitoride non ha ramificazioni verso l’introito vaginale e quindi la sua erezione non produce l’effetto di “aprire” la vagina. Segnalo anche che i bulbi non sono vicini al retto, o comunque lo sono meno rispetto ai bulbi del pene negli uomini.


Odile Fillod monologo clitoride 7Con una stampante 3D, il modello disponibile gratuitamente permette di ottenere questo oggetto. Si può usare per fare educazione sessuale, per parlare di mutilazioni genitali femminili, di intersessualità o in terapia sessuale. Toccandolo con mano si riesce a farsi un’idea molto chiara di quali sono, approssimativamente, forma e dimensione.

Inoltre ci dà la possibilità di localizzare le quattro zone principali di stimolazione, ognuna associata a sensazioni differenti, percepite con grande variabilità da donna a donna, in funzione anche del momento e del metodo usato. Si può stimolare a livello del glande, la zona più ricca di recettori; sulla parte superiore del corpo, dove passano nervi e vene importanti; dall’ interno della vagina, stimolando la parte inferiore del corpo (segnatevi che per questo, il pene non è lo strumento ideale) o più indirettamente premendo sui bulbi, e spostando quindi il sangue al loro interno verso la parte veramente sensibile della clitoride.

La creazione di questo oggetto ha iniziato a far cambiare le cose: nel 2017 il disegno di una clitoride intera è apparso su un manuale scolastico. Ma c’è ancora molto da fare e penso sia davvero ora. Le conseguenze simboliche, pratiche e psicologiche associate alla conoscenza della clitoride ne fanno una tappa fondamentale, da cui è necessario passare per arrivare all’ uguaglianza e perché le donne prendano in mano il pieno controllo della loro sessualità.
Quindi spero che anche voi contribuirete a diffondere queste conoscenze.

 

Tutte le Immagini sono tratta dal video “Odile Fillod, Monologue du clitoris”, Tedx Talks, Paris

Per approfondire

Biografia – Odile Fillod

 FabLab e immagini della clitoride 3D di Odile Fillod

Video lezioni – Odile Fillod

Ricerche di Helen O’Connel

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