Storie di ordinaria disparità di genere

Eccola qui l’essenza della disparità di genere e degli stereotipi, di quella violenza strisciante cui ci volete abituate, che volete resti normale e passi inosservata.
Perché differenziare? Perché non un neutro e trasversale “gentile”? O se vogliamo, perché egregi*, secondo chi scrive, non si addice ad accompagnarsi ad un sostantivo non maschile?

Ci imponete di usare quelle lenti con le quali ci guardate voi, ci abituate a vedere il nostro valore in aspetti caratteriali e di temperamento, indipendenti dalla nostra volontà. Ci dite e ci fate credere – da secoli – che c’è UN modo desiderabile di essere donna, al quale ci volete piegate, e UN tipo di donna ideale, giusta, visibile, che piace e che ben si incastra nel puzzle dei vostri privilegi. Ci dite tra le righe che “come siamo” sarà comunque sempre prevalente, qualsiasi successo, qualifica e competenze noi si ottenga.

E’ anche questa la violenza costante e ripetuta che si insinua nelle nostre vite, subdola.
Ci volete remissive, accoglienti, sorridenti, disponibili, belle secondo i vostri canoni, non troppo audaci, capaci o forti. Ci volete gentili, in ogni luogo e in ogni momento, felici di stare un passo indietro, un gradino più giù.

La vostra violenza è visibile, abbiamo imparato a notarla e sappiamo leggerla. Sappiamo contro cosa lottiamo, le nostre battaglie entrano nelle nostre vite alla radice ed estirpano le erbacce, i rovi. E dopo? Dopo si rinasce -più forti: si fiorisce.

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