Unioni civili: basterebbe cambiare lenti

svegliatitaliaNelle relazioni con altri esseri umani, si può decidere di porsi in due modi diversi: con le lenti o senza lenti. Le unioni civili chiedono di essere riconosciute, senza occhiali.

relazioni

1. Con le lenti: le etichette. Quando si incontra qualcuno, si può inquadrarlo secondo schemi e categorie personali, etichettandolo in base al suo modo di vestire e di parlare, alle sue convinzioni religiose e morali, al suo stile di vita, al lavoro che fa. Così l’incontro con un estraneo diventa più familiare, appare come un’esperienza che si riesce a dominare, ridurre a categorie note e che non spaventano. Qualcuno e chiunque diventa un individuo che si incastra perfettamente negli scompartimenti mentali che usiamo per conoscere l’altro, un individuo che riusciamo a mettere a fuoco.

Il binario morto. Vedere gesti o ascoltare racconti con l’obiettivo di ricondurli a una categoria di persona, li espropria della loro unicità; il nuovo e il non conosciuto non interessano, sono filtrati ed eliminati. Si trattiene solo ciò che è familiare, che s’è già incontrato e si sa con certezza dove mettere. In questo modo ci illudiamo di avere conoscenza dell’altro, ridotto a mero oggetto da sezionare e giudicare, più o meno positivamente, in base a quanto si avvicina alla nostra idea di giusto e buono, così spezzettato ed etichettato.

2. Senza lenti: il libero flusso.  Proviamo a vivere ogni incontro come se fosse il primo, senza elementi di paragone. Come? Guardiamo con gli occhi della curiosità e dell’accoglienza, lasciamo che il racconto dell’altro, il suo farsi discorso, gestualità, esperienza ci arrivi intatto. Lasciamo da parte le categorie, i filtri, i giudizi affrettati. Liberiamoci delle etichette, della necessità di inquadrare tutto di tutti e subito, del bisogno di scovare nell’altro qualcosa che ci è familiare e condividiamo.

Il cambio di prospettiva. Ecco che facciamo esperienza di qualcuno e chiunque solo come altro da noi.  Ogni uomo è a sé, ogni uomo non è riducibile a nomi o scompartimenti: ne va della sua libertà. L’uomo è fluido, informe, si sposta nel mondo e deve essergli riconosciuta la possibilità di farlo, così come la pretendiamo per noi stessi, senza che rimanga intrappolato in un groviglio di pregiudizi che diventano soffocanti.

unioni civili

Con le lenti. Dalla Costituzione ad oggi s’è fatto come un percorso di scoperta. Ci si è accorti che, oltre alle coppie sposate eterosessuali, esistono anche coppie omosessuali e coppie che convivono senza sposarsi; alla luce di questa scoperta ci si è chiesti se sia giusto riconoscere anche questi tipi di legame.

Unioni civili e coppie di fatto esistono come espressione del diritto alla famiglia. Esattamente come il matrimonio. . .

Rami di un tronco comune. Esiste prima e davanti a tutto, il diritto di ogni uomo e donna a formarsi una rete di legami affettivi – una  famiglia – riconosciuti e tutelati. Che siano a sfondo laico o religioso, sanciti da un contratto o no, eterosessuali o omosessuali, è decisione che spetta al singolo. Si ricade nelle scelte individuali, nelle quali nessuno può essere giudice se non noi stessi; si invade un terreno in cui vige la legge della libertà, non plasmabile, non corruttibile, non barattabile.

Via gli occhiali. Se il diritto è universale, chi si fa, e deve essere, garante del diritto non si interessarsi della forma in cui questo si concretizzerà: nelle sue mani il compito di riconoscere che si parla di uomini e donne. Questo basti.

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